Categorie
Blog

Altered Carbon: è arrivata la seconda stagione

Altered Carbon: è arrivata la seconda stagione

Altered Carnon Anthony MackieHo atteso con ansia questa seconda stagione di Altered Carbon. Nonostante la critica abbia stroncato la serie a me era piaciuta parecchio. Certo, è stata dura passare oltre certi “inspiegabili” stravolgimenti di trama, le scene di sesso acrobatico e l’interpretazione non proprio magica di Joel Kinnaman nei panni di Takeshi Kovacs

Inoltre, ero quasi certo che una seconda stagione non sarebbe mai stata prodotta, sia per l’accoglienza del pubblico non poco esaltante ma anche per il tipo di storie presenti negli altri due romanzi, a metà strada tra l’Indiana Jones delle galassie e Starship Troopers.

Ad ogni modo, il 27 febbraio, Netflix ha rilasciato le nuove avventure di Takeshi Kovacs e non ho potuto fare a meno di guardare tutti e otto gli episodi in un compulsivo bingewatching.

Le conclusioni? Molto al di sotto delle aspettative.

La trama

La trama è ambientata trent’anni dopo i fatti di Bay City. Kovacs ha chiuso il caso Bancroft ha incassato l’onorario, ha avuto l’amnistia e gira tra i pianeti conosciuti in cerca del suo grande amore, Quellcrist Falconer, filosofa, scienziata e leader politica carismatica che, nello scontro finale della prima stagione, ha scoperto essere viva. L’inseguimento della sua “pila corticale” (la tecnologia che permette di separare l’anima di una persona dal suo corpo) lo riporterà sul suo pianeta natale Harlan’s World dove si troverà al centro di macchinazioni politiche, omicidi eccellenti, segreti e inganni che vanno avanti da secoli.

Una storia complicata

Altered Carbon Millsport

Innanzi tutto dobbiamo distinguere due tipi di pubblico. Coloro che hanno letto i romanzi di Richard Morgan e coloro che hanno conosciuto l’universo di Altered Carbon attraverso la prima serie.

La premessa è d’obbligo perché la trama di questa seconda stagione è un pastone confuso del secondo e del terzo romanzo, una storia ingarbugliata che, personalmente, mi ha fatto inorridire in certi punti. Gli autori e la nuova showrunner Alison Schapker hanno mescolato elementi, riferimenti, interi pezzi di trama dai due romanzi e li hanno mescolati creando un qualcosa che a me, lettore e amante dell’intera trilogia di Takeshi Kovacs, ha fatto, a tratti, inorridire.

Ma approcciarsi alla serie in modo “vergine” permette di goderne appieno le cose ottime, al netto, comunque, di una storia che fa acqua da tutte le parti, stiracchiata e piena di forzature narrative (Si veda a tal proposito il momento “del Cerchio”).

Meno luci al neon o atmosfere cyberpunk alla Blade Runner, meno combattimenti o stragi insensate, meno sesso acrobatico e fine a se stesso, più introspezione psicologica dei personaggi, in particolare del protagonista e della sua antagonista Dannica Harlan. Notevoli le coreografie di combattimento, alcune veramente spettacolari e ben riuscite e molto apprezzata la rinuncia a quel tocco di splatter che aveva caratterizzato certi momenti della prima stagione.

I questo complesso gioco di equilibri a essere penalizzato, secondo me, è il personaggio di Quellcrist Falconer. La rivoluzionaria continua a essere uno dei perni della narrazione, ma quando appare, in custodia e pila, all’interno della storia, perde gran parte del suo fascino e del suo carisma. Da leader di un movimento politico si trasforma in una sorta di schizofrenica manipolatrice dai contorni sfumati e dalla moralità flessibile.

Un cast che fa il suo lavoro

Si sa, nel mondo di Altered Carbon i corpi non sono altro che custodie e la nuova custodia di Takeshi Kovacs, l’attore Anthony Mackie (Il Sam Wilson degli Avengers) supera la prova a pieni voti. Fisicamente dotato, in grado di rendere sullo schermo il carattere duro, cinico e disilluso dell’ultimo Spedi. Chris Conner si conferma ottimo nei panni della IA Poe regalandoci anche qualche momento magico così come James Saito nei panni Tanaseda Hideki, il vecchio boss della Yakuza dal cuore romantico. Un po’ incolore la performance di Renèe Elise Goldsberry. La sua Quellcrist Falconer non è all’altezza della prima serie, nonostante qui appaia molto di più e abbia un ruolo più centrale per la trama.

Da cancellare l’interpretazione di Lela Loren, la subdola Annica Harlan. Espressione monocorde, movenze legnose ed espressività del tutto carente. Da una leader politica che ha fatto dell’inganno, della mistificazione e della crudeltà il suo credo mi aspettavo molto di più. Come mi aspettavo molto di più dal cattivone della serie, il colonnello Ivan Carrera interpretato dall’attore tedesco Torben Liebrecht. Ma nel suo caso, oltre alla interpretazione priva di qualunque spirito o carisma, c’è alla base un grave problema di scrittura. Come antagonista non ha alcun fascino, le sue motivazioni ad agire sono quasi infantili e la sua crudeltà spesso sembra una macchietta.

In definitiva…

Mi aspettavo di più da questa seconda stagione di Altered Carbon. La serie mantiene la sua forza Altered Carbonbasata sull’inquietante rappresentazione di un futuro molto disturbante e moralmente ambiguo, ma il tono cambia decisamente. Ci allontaniamo dalle atmosfere noir per catapultarci in mondo nuovo, più selvaggio e al tempo stesso più Sci-fi. Il ritmo della narrazione diventa più serrato e la trama sempre più complessa.

A livello di scrittura, questa seconda stagione, continua a ripetere gli errori della prima regalandoci personaggi caratterizzati e scritti male, come i due antagonisti e una trama inutilmente complessa e intricata dovuta alla scelta di unire in un unica stagione due romanzi dalle trame molto articolate ma soprattutto molto diverse. Il risultato è che talvolta si perde il filo, non si capisce bene per quale motivo i personaggi fanno quello che fanno e spesso gli sceneggiatori sono costretti a mettere pezze, forzature e semplificazioni per mandare avanti una storia a tratti insulsa.

Il finale, rigorosamente aperto, ci porta in un modo totalmente inesplorato, distante dall’opera di Morgan e che, si spera, possa dare agli sceneggiatori, più spazio di manovra e la possibilità di creare nuove storie, magari scritte meglio.

Resta da elogia l’alta qualità produttiva della serie e il coraggio di Netflix nell’investire tante risorse in una serie non proprio facile da fruire.

Resto in attesa, fiducioso, di una terza stagione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *