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Torino

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Piove su questa città che vive al contrario
Piovono dense gocce tra muri di nebbia
Scheggiati dai tram, dai passanti con il volto scuro
Dalle auto frettolose che corrono sui controviali

Piove su questo lucido deserto di binari
Sulle strade un tempo orgogliose, ora forate
Su cartelloni pubblicitari scoloriti, di legno marcio
Sulle piazze colme di erba fredda e sporca.

Piove soprattutto sopra di te uomo con il carrello
Giri con il tuo uncino brillante, rovisti o rompi auto
Tre bocche da sfamare a casa son tante
Specialmente con la concorrenza che c’è tra le strade.

Ho visto il cuore nero di questa città nutrirsi
Ogni giorno di passanti che si urtano correndo
Deliziarsi di locali marci, dehor abusivi dove
Ci si accoltella o si urla per dell’alcol scadente.

Ho visto autobus nuovi, affollati come batterie
Di polli, di passeggini in lotta per due centimetri
Di ubriachi, di uomini altezzosi che si turano il naso
Di donne che vomitano senza alcun pudore.

Ho visto fluttuare al chiaro di una luna invisibile
Il vecchio ventre di un dio un tempo ricco,
Ora arrugginito, tra le putride acque del fiume giallo.
Cadavere eccellente la cui puzza ammorba ogni cosa.

Ho sentito sulla mia pelle la potenza dell’assurdo
E la debole ma sublime carezza della bellezza.
Il grigiore di palazzi alti, uguali, senza senso
Simili a brulicanti alveari muniti di ascensore

Ho sentito sulla mia pelle le ferite di bottiglie rotte
La ruvidezza di vecchi muri scrostati e cadenti
La tristezza di panchine piene di ruggine
Fantasmi oscuri in parchi insicuri e sconfinati.

Ho sentito sulla mia pelle la tensione della paura
Gli sguardi ostili di chi, come me, lotta ogni giorno
Per un lavoro, per un espediente, per trovare un modo
O una ragione per vivere e tirare avanti

Ho annusato il fetore marcio della nebbia d’autunno
Il profumo della neve che rende bella la città
Coprendo tutto con il suo manto freddo e bianco
Rendendo immemori le strade per qualche ora

Ho annusato, con sorpresa, gli olezzi
Di fogne maleodoranti e condutture intasate.
Non credevo esistessero certe cose sgradevoli
In uno dei sacri templi della civiltà nordica

Ho annusato l’odore delle foglie morte sui viali
Il ferodo dei freni dei camion e dei loro scarichi
Lo smog immobile e ristagnante nelle sere d’estate
L’alcol, il vomito, la sporcizia ben nascoste alle tv.

Se esiste ancora un pò di dolcezza in questa città
Non può che essersi rifugiata tra gli umili che vivono
All’ombra dei gravi e onesti palazzi di basalto
Dove la debolezza più non dice si e l’orgoglio
Riesce a malapena a sussurrare un no.

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