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La controversa maschera di Yukio Mishima

La controversa maschera di Yukio Mishima

La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre.

Yukio Mishima Giappone scrittoreIl 25 novembre del 1970, Yukio Mishima, si uccideva, mediante seppuku, durante l’occupazione simbolica del Ministero della Difesa Giapponese. Il suo gesto eclatante, trasmesso in tv e preceduto da un proclama inneggiante il vero spirito del Giappone e la figura dell’Imperatore, concludono degnamente la parabola di un uomo e di uno scrittore ancora oggi non troppo conosciuto in occidente.

Considerato, erroneamente, uno scrittore di destra, Yukio Mishima, ha consacrato la sua vita e la sua morte alla sua nazione, all’orgoglio perduto del Giappone e nella difesa della cultura giapponese che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, rischiava di sparire sotto i colpi di una forzata “occidentalizzazione”.

Le sue opere spaziano dal romanzo confessione, al saggio, fino alla modernizzazione di alcune forme tradizionali di teatro quali il Kabuki e il No.

Esordisce a 24 anni con il romanzo Confessioni di una maschera (仮面の告白 – Kamen no kokuhaku,) e trova la notorietà con Colori proibiti (禁色 – Kinjiki). La sua ultima opera, la cosiddetta Tetralogia della Fertilità verrà pubblicata postuma. Il suo ultimo romanzo La decomposizione dell’angelo (天人五衰 – Tennin Gosui) si conclude, simbolicamente, il 25 novembre del 1970, data del suicidio dello scrittore.

Personaggio complesso e controverso, Yukio Mishima si è sempre definito apolitico o antipolitico. Nonostante questo è stato “adottato” come scrittore di riferimento negli ambienti della destra, sia moderata che più estrema. Secondo una certa critica militante, il suo pensiero politico sarebbe nascosto tra le righe dei suoi romanzi, silenziato da storie-confessione o storie amore, il più delle volte omosessuale. Anche nello stesso Giappone, la sua figura intellettuale non gode di facile collocazione. A causa del suo orientamento sessuale, è sempre stato malvisto dai conservatori, mentre i progressisti hanno sempre visto qualcosa di malsano nel suo esasperato nazionalismo. Yukio Mishima Seppuku

E’ questa la colpa principale che gli viene addebitata. L’esaltazione del Giappone e il conservatorismo delle sue idee lo hanno relegato al ruolo di scrittore reazionario, a tratti misogino.  Lo stesso proclama pronunciato durante l’occupazione del Ministero della Difesa, venne male interpretato e il messaggio in difesa dei valori tradizionali di una nazione divenne famoso non tanto per il suo contenuto, quanto per la forma.

I giapponesi, secondo lo scrittore, stavano pagando un prezzo troppo alto per la sconfitta rimediata nella Seconda Guerra Mondiale. Costretti a subire l’influenza degli Stati Uniti e della Nazioni Unite, ad adottare una nuova e umiliante costituzione e soprattutto a veder degradata a “uomo tra gli uomini” la figura dell’Imperatore, storicamente simbolo e incarnazione del Giappone, della sua potenza e delle sue tradizioni.

Ma relegare Yukio Mishima al ruolo di scrittore conservatore è un errore. Narratore eccezionale in grado di scrivere prosa raffinata, lirica e filosofica, nei suoi romanzi affronta temi all’epoca considerati tabù quali l’omosessualità (Molti suoi personaggi sono dichiaratamente omosessuali) e la condizione della donna.

Emblematica, in questo senso, è il personaggio di Kazu, la protagonista del romanzo Dopo il banchetto. In assoluto contrasto con i canoni dell’epoca, Mishima ci presenta una donna di mezz’età non sposata e pienamente emancipata che, per paura di morire dimenticata, si lega a un uomo tradizionalista che la costringe ad abbandonare il suo ristorante e la relega a una vita tranquilla. La vitalità di Kazu, però, la spingerà a ribellarsi al suo sposo e a riprendere in mano la sua vita.

kinkaku-ji-kyoto il padiglione d'oro yukio mishimaVero e proprio emblema del pensiero filosofico ed estetico di Mishima è Il Padiglione d’oro, romanzo complesso e allegorico che utilizza, romanzandolo, un fatto reale, per scatenare una feroce critica alla società nipponica del dopoguerra. L’incendio al centro della trama è più un fatto filosofico che reale. L’aver ridotto in cenere uno dei simboli della grandezza spirituale nipponica è come aver incenerito il simbolo dell’identità nazionale in un Giappone.

In questi tempi moderni, dove l’eidos ha soppiantato l’idea e dove tutto si riduce a una mera questione di apparenza, Yukio Mishima e il suo idealismo sono assolutamente da riscoprire e da studiare. Un uomo contraddittorio, bisessuale in una società dichiaratamente omofobica, intellettuale con l’odio verso gli intellettualismo e la passione per la cura del corpo, nostalgico e impregnato di tradizione ma al tempo stesso aperto alla conoscenza di altre culture.

Il suo suicidio rimane un gesto potente anche se incomprensibile per noi occidentali. Un tentativo disperato per risvegliare le coscienze, un tentativo che doveva rappresentare, simbolicamente non la morte di uomo ma dell’ultimo esponente duro e puro della cultura nipponica.

Yukio Mishima è una figura tragicamente romantica. E’ un uomo che è morto per le proprie idee, che ha dedicato la sua vita a difendere il suo mondo e la sua cultura.

Ci ricorda che noi umani non siamo fatti solo di oggetti materiali, che abbiamo delle idee, dei valori, una cultura, cose per le quali, a volte, va sacrificata la propria vita.

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